In questa fine estate si è ricominciato a parlare di due speculazioni edilizie, una più degradante dell’altra. Nel quartiere di Fiera Catena c’è uno dei migliori manifesti elettorali a cielo aperto di Mantova: un cantiere abbandonato, uno scheletro di cemento con le fondamenta allagate in cui prosperano rane e topi. Il centrosinistra vi ipotizzava un palagiustizia, il centrodestra voleva ridimensionarlo in una cittadella dei servizi; il simbolo del trasversale partito del cemento dalle idee piccole e dalle grandi betoniere che è saldamente al potere da anni. Nessuna riflessione è stata fatta sul valore storico-culturale del borgo della “fiera”, delle sue case e della sua gente. Niente nemmeno sulla ex-ceramica che, sull’esempio del Parco Dora di Torino, potrebbe diventare un piccolo spazio aggregativo che ibrida le vecchie strutture industriali con campetti sportivi e luoghi culturali.
La stampa locale ci informa inoltre del fatto che il centrosinistra di Comune e Provincia è contrario all’attuazione del piano edilizio Te-Brunetti/Nuovo Ospedale (area ex-lago Paiolo) che, invece, l’attuale maggioranza di centrodestra potrebbe avviare limitandosi, per ora, alla sola parte commerciale/direzionale.
Qualcosa non torna: nel 2009 il progetto fu approvato dall’amministrazione Brioni con una parziale opposizione del centrodestra, della sinistra e di diverse associazioni e comitati protagonisti di raccolte di migliaia di firme e manifestazioni. Una immensa opera di speculazione edilizia di 100mila metri quadrati: quattro edifici di otto piani con destinazione commerciale, direzionale e residenziale e di altri edifici a tre piani che ospiteranno negozi al piano terra e, sopra, alloggi e uffici. Oltre trecento gli appartamenti da realizzare: altra edilizia abitativa nella città che vanta oltre cinquemila alloggi sfitti e centinaia di vetrine abbandonate. Cinque anni dopo i cantieri non sono mai partiti, ma il centrodestra ha cambiato idea e il centrosinistra, nel gioco delle parti pre-elettorale, si dichiara formalmente contrario all’operazione.
Questi sono i temi concreti con cui avvicinarsi alle elezioni, le prospettive future su cui creare confronto politico. Ma come è possibile farlo se diversi “nomi” che girano sono stati interni al problema? Come può emergere una idea diversa di città quando il dibattito politico è basato esclusivamente sulla ricerca del “cavallo vincente”?
Nel frattempo noi tutti stiamo pagando anni di partito del cemento dove un regime monopartitico ha disegnato una nuova Mantova: più grigia e sfigurata dalla cementificazione.