L’estate del partito del cemento

In questa fine estate sfiera cteatenai è ricominciato a parlare di due speculazioni edilizie, una più degradante dell’altra. Nel quartiere di Fiera Catena c’è uno dei migliori manifesti elettorali a cielo aperto di Mantova: un cantiere abbandonato, uno scheletro di cemento con le fondamenta allagate in cui prosperano rane e topi. Il centrosinistra vi ipotizzava un palagiustizia, il centrodestra voleva ridimensionarlo in una cittadella dei servizi; il simbolo del trasversale partito del cemento dalle idee piccole e dalle grandi betoniere che è saldamente al potere da anni. Nessuna riflessione è stata fatta sul valore storico-culturale del borgo della “fiera”, delle sue case e della sua gente. Niente nemmeno sulla ex-ceramica che, sull’esempio del Parco Dora di Torino, potrebbe diventare un piccolo spazio aggregativo che ibrida le vecchie strutture industriali con campetti sportivi e luoghi culturali.
La stampa locale ci informa inoltre del fatto che il centrosinistra di Comune e Provincia è contrario all’attuazione del piano edilizio Te-Brunetti/Nuovo Ospedale (area ex-lago Paiolo) che, invece, l’attuale maggioranza di centrodestra potrebbe avviare limitandosi, per ora, alla sola parte commerciale/direzionale.
Qualcosa non torna: nel 2009 il progetto fu approvato dall’amministrazione Brioni con una parziale opposizione del centrodestra, della sinistra e di diverse associazioni e comitati protagonisti di raccolte di migliaia di firme e manifestazioni. Una immensa opera di speculazione edilizia di 100mila metri quadrati: quattro edifici di otto piani con destinazione commerciale, direzionale e residenziale e di altri edifici a tre piani che ospiteranno negozi al piano terra e, sopra, alloggi e uffici. Oltre trecento gli appartamenti da realizzare: altra edilizia abitativa nella città che vanta oltre cinquemila alloggi sfitti e centinaia di vetrine abbandonate. Cinque anni dopo i cantieri non sono mai partiti, ma il centrodestra ha cambiato idea e il centrosinistra, nel gioco delle parti pre-elettorale, si dichiara formalmente contrario all’operazione.

Questi sono i temi concreti con cui avvicinarsi alle elezioni,  le prospettive future su cui creare confronto politico. Ma come è possibile farlo se diversi “nomi” che girano sono stati interni al problema? Come può emergere una idea diversa di città quando il dibattito politico è basato esclusivamente sulla ricerca del “cavallo vincente”?
Nel frattempo noi tutti stiamo pagando anni di partito del cemento dove un regime monopartitico ha disegnato una nuova Mantova: più grigia e sfigurata dalla cementificazione.

Frankenstein Jr. in via Roma?

frankenstein junior mantovaForse è il caldo agostano, ma qualcuno ha davvero proposto di innestare il contestato ipermercato Esselunga sul cantiere infinito di piazzale Mondadori, la vergogna a cielo aperto di Mantova. Una città che dispone di un numero ab-norme di centri commerciali (e un numero crescente di spazi commerciali medi e grandi chiusi o inutilizzati nei quartieri) non necessita di un nuovo grande supermercato; intorno al progetto Esselunga si è mossa (fin dal progetto del 2004) una operazione ideologica che abbiamo contrastato e analizzato in un dossier.
Piazzale Mondadori è ancora lì con il suo cantiere marcescente a dimostrare il fallimento di una idea di città basata su cemento e grandi affari. Otto anni senza più una autostazione e con un buco nella città che, anche se completato, porterebbe solo nuovo cemento e vetrine presumibilmente vuote ( qui un nostro approfondimento). Tra un progetto e l’altro sono passati tre Sindaci e due Presidenti di Provincia: nessuno ha chiesto scusa alla città per questo scempio.
Il centrosinistra che propose una coop al posto del palazzetto dello sport e che lo svendette ai privati non può e non vuole fare vera opposizione alla destra che sostiene il progetto Esselunga (ma che, dieci anni fa, vantava posizioni meno favorevoli a nuovi insediamenti commerciali). Allo stesso modo nessun attuale consigliere comunale si è opposto al piano di piazzale Mondadori e, così, questo continua a sprofondare nell’acquitrino della vergogna.
Oggi si sente parlare di una operazione Frankestein a dir poco demenziale che vorrebbe risolvere un problema innestandogli un altro problema. La città è devastata: pensiamo sia necessaria una politica seria di rilancio della vita commerciale dei quartieri e del centro basata sul piccolo commercio e sulle necessità dei cittadini e non su quelle di speculatori e grandi catene commerciali. Lo stesso pantano di piazzale Mondadori, con il cantiere costruito a metà, andrebbe ripensato come spazio e come utilizzo all’interno del tessuto urbano. Non proponiamo sogni o utopie, ma percorsi che partono dal buonsenso e dall’interesse del bene comune dei cittadini.

14 giugno: Radici nell’asfalto a Lunetta

8giugnolocaSABATO 14 GIUGNO
dalle 17.30 a LUNETTA (Mantova) – via Calabria (dietro l’ex Palasport)

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RADICI NELL’ASFALTO
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Un pomeriggio a Lunetta tra un orto autogestito nel quartiere, socialità e il gioco sulla Mantova della crisi e del cemento.

➥ Dalle 17.30 verrà presentato il progetto dell’ORTO AUTOGESTITO curato con l’aiuto dei gruppi “Giovani” e “Giovanissimi” del progetto “5 Atti di Giustizia” e cittadini attivi del quartiere.

➥ Dalle 18 partita collettiva a MANTOVOPOLY il nostro gioco su Mantova: si presenta come una specie di Monopoly ma sulle caselle (i quartieri) ci vivi tu; i problemi sono reali, gli imprevisti sono all’ordine del giorno e le probabilità tutte da scoprire.

➥ Durante il pomeriggio pratiche di RIGENERAZIONE URBANA: arte e fantasia per combattere l’abbandono

MERENDA SOCIALE OFFERTA A TUTTI I PARTECIPANTI

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Dallo scorso autunno stiamo portando avanti un intervento sociale nel quartiere. Abbiamo iniziato con l’idea di un orto autogestito dai cittadini e poco dopo è cominciato un percorso di confronto e di condivisione con le associazioni del quartiere: un dialogo intergenerazionale e multiculturale. In questo modo è stato possibile approfondire la conoscenza delle dinamiche, dei pregi e delle vere problematiche del quartiere.

Nell’ultimo decennio I quartieri sono stati sempre più abbandonati dalle istituzioni e i legami sociali sono stati lentamente spezzati; il cemento si è mangiato ettari di suolo lasciando dietortomaggioro di sè palazzine vuote o, peggio, cantieri abbandonati che non vedranno mai un termine.
Rovesciare tutto questo è una sfida importante: ricostruire legami sociali partendo proprio da un orto gestito collettivamente e ripensare il consumo di suolo e la rivitalizzazione delle periferie della città sono pratiche concrete di cittadinanza attiva; significa “mettere radici nell’asfalto”.

Sul tema della speculazione e degli interessi privati a scapito della città come bene comune siamo intervenuti più volte e in modi diversi. Dalla protesta al gioco, dalla proposta all’inchiesta, il nostro impegno per vedere rispettato quel “diritto alla città” calpestato per anni non è mai venuto meno.

Per questo invitiamo tutte e tutti a Lunetta sabato 14 giugno per un pomeriggio di riappropriazione dal basso del territorio: lavoreremo l’orto, ridipingeremo un muro abbandonato e giocheremo ad un gioco che esamina, critica e ripensa la città di Mantova.

La torre galleggiante – Mantova Expo 2015

Anche Mantova vuole far parte di Expo 2015: mentre a Milano fioccano arresti e indagini nei confronti di politici di centrodestra e centrosinistra che avevano creato un sistema di tangenti per favorire imprese politicamente “amiche”, da noi gli amministratori stanno ancora elaborando i primi progetti. Tra questi ci sarebbe la “torre galleggiante”, il padiglione mobile da piazzare sul lago di mezzo; giusto tra la Ies spenta e la Burgo chiusa. Uno “scherzetto” che dovrebbe costare tra le 350 e i 450mila euro, di cui 50.000 andranno all’archistar portoghese per il progetto. Per realizzare l’opera dovrebbero collaborare economicamente Comune, Provincia, Camera di Commercio,Parco del Mincio e Confindustria. Con molta ironìa abbiamo elaborato anche noi una nostra versione del progetto, ispirata ad una saga cinematografica.
padiglione

Cast e personaggi:

Pàstacc il Bianco: Alessandro Pastacci, Presidente della Provincia di Mantova
Sodo Braghins: Nicola Sodano, sindaco di Mantova
Benedorm il ramingo: Giampaolo Benedini, ex assessore ai lavori pubblici di Mantova
Arwen Maròn: Roberto Maroni, Presidente della Regione Lombardia
Fàvowin: Giovanni Fava, assessore regionale all’agricoltura
Mordor: Milano

Nella marcia verso Expo 2015 nubi minacciose si alzano all’orizzonte. Quella che doveva essere la grande manifestazione si sta rivelando un affare per pochi che si scambiano favori e somme di denaro aiutati da bande di orchetti; il territorio viene devastato da cemento e opere inutili. Nella Contea di Mantova tutto arriva in ritardo: la Compagnia dell’Anello di Monaco, formata da Pàstacc il Bianco, il Sindaco Sodo Braghins e Benedorm il ramingo civico, si sono incontrati alla cascata del Vasarone, ma sono ancora indecisi su come partecipare al grande evento. Ripetono che non ci sono soldi per case popolari, aiutare gli hobbit disoccupati, ripubblicizzare le acque ormai privatizzate eppure cercano fondi per grandi opere. Tra le altre proposte, mentre i carri meccanici che vanno dalla contea di Mantova fino a Mordor sono sempre guasti o in ritardo, si pensa a particolari e costosi carri ristorante; il progetto più imponente (e indispensabile?) per la Contea sembra però essere quella della grande torre galleggiante sul lago di mezzo: un avveniristico padiglione che costerà diversi sacchi di soldi d’oro di privati e soldi d’argento del patrimonio di tutta la città di Paludeville e della Contea di Mantova. Da Mordor, tra scandali, ritardi nei lavori e arresti eccellenti, il presidente Arwen Maròn osserva e ripete che tutto va bene; nel frattempo, dal suo scranno regionale, Fàvowin tuona contro tutti i rappresentanti della Contea per la loro inettitudine.

Il malaffare, lo spreco, la cementificazione e la cialtroneria vanno fermate: servirà l’impegno unito di uomini, donne, elfi, nani e hobbit. Ce la faranno i nostri eroi?

Expo 2015: nutrire il pianeta o riempire le tasche di pochi?

A meno di un anno dall’inizio ufficiale, Expo 2015 è continuamente nell’occhio del ciclone e non solo per i ritardi nei cantieri. Nuovi arresti eccellenti seguono quelli di marzo e confermano quanto diciamo da tempo insieme alle reti di associazioni e movimenti che si battono contro la devastazione dell’esposizione universale: Expo 2015 serve unicamente per la distribuzione clientelare di ingenti risorse pubbliche e ha come unico risultato la devastazione ambientale e la creazione di nuovo debito pubblico.

Al di là delle belle parole sui temi dell’Expo e sulle prospettive di sviluppo e rilancio dei territori, interessi e affari veri sono altrove: strade, case, centri commerciali, poltrone in Spa e visibilità per i politici; senza dimenticare l’esercito di volontari e precari che verranno assunti prima e durante la manifestazione. Non siamo davanti a poche mele marce, ma ad un collaudato sistema di potere economico e politico che si scambia favori per continuare ad arricchirsi oscenamente in piena crisi: centrodestra e centrosinistra, tutti dentro con le proprie “clientele” imprenditoriali.

In tutto questo c’è anche l’enigma di Mantova: su Expo per fortuna il sistema economico e politico mantovano è in ritardo come i treni della Mantova-Milano, ma un po’ tutti, dal centrodestra al centrosinistra, sono entusiasti e pronti a saltare sul carro della manifestazione. Cosa succederà dato che ci sono in ballo fondi pubblici e privati per una serie di progetti (la maggior parte campati per aria) legati a Expo 2015?; tutto questo va in onda mentre viene ripetuto che non ci sono soldi per disoccupati, senza casa e si taglia su scuola e sanità.
Mantova ha vissuto anni di speculazioni edilizie e “favori” politici: davanti all’indecoroso spettacolo milanese, contrastare Expo 2015 ed ogni nuovo spreco, opera inutile o progetto di “favore” realizzato sul suolo Mantovano diventa un dovere morale e politico di tutte e tutti.

Cemento e carrelli per Mantova

eSSelungaIn questi giorni abbiamo iniziato a raccogliere le tessere di Esselunga, le card con le quali il colosso della grande distribuzione vorrebbe ingraziarsi i mantovani. Una raccolta che continua perché in tante/i vogliamo trasformare questa “polpetta avvelenata” in solidarietà attiva per ribadire che Mantova non si vende.

C’è un problema edilizio ed etico: ci sono troppi maxi-supermercati intorno alla città (12), baracconi di cemento dove, va sottolineato, la precarietà dei lavoratori è parte integrante delle offerte al ribasso. C’è un problema commerciale: si spengono le luci del commercio cittadino (sono appena stati chiusi due supermercati di vicinato in via Ariosto e via Porto e il Punto Amico fatica a chiudere il bilancio dell’anno) e i quartieri si riempiono sempre più di vetrine vuote. La nostra ferma opposizione si muove dunque contro l’idea stessa di un nuovo grande insediamento commerciale a Mantova e non è questione di bandiera: in tempi di contrazione dei consumi questo è buonsenso prima di essere una riflessione politica.

Rispetto ad altre catene già presenti sul territorio, il “marketing d’assalto” di Esselunga ha colpito in negativo l’immaginario collettivo. Solo per le card prepagate la ditta lombarda ha messo sul piatto qualcosa come 720.000 euro: una cifra esorbitante che, in tempi di crisi, suona come uno schiaffo alla collettività. Una montagna di soldi che, da sola, aiuterebbe a rimettere in sesto le case popolari oggi abbandonate, darebbe linfa alle scuole pubbliche cittadine martoriate dai tagli o potrebbe contribuire a rimettere in funzione una struttura come il Palazzetto dello Sport (volutamente lasciato  in stato di  abbandono in favore di un Palabam utilizzato per tutto tranne che per lo sport). Tanti adesso guardano al sottopasso di Porta Cerese come al bene supremo. Sono  persino  disponibili ad accettare Esselunga, ma chi ci assicura che non si ripeta quello che è accaduto al sottopasso ciclabile legato a  Piazzale Mozzarelli?  Ttutte le altre promesse legate agli oneri compensativi delle nuove lottizzazioni,  che non sono state  mai realizzate? Il sottopasso potrebbe anche essere utile, ma di certo non preceduto dall’ennesimo Ipermercato (Esselunga  mente  sapendo di mentire  perché dai 2500 m2 in su, le strutture commerciali sono considerate Ipermercati, mentre i cosiddetti supermercati di vicinato rimangono sotto gli 800 m2).
Inoltre chi arriva a spendere tutti questi soldi solo per convincere i cittadini della bontà di una speculazione edilizia non è certo un benefattore, né un filantropo. Si tratta di  manager, fatti esattamente della stessa pasta padronale di chi ha chiuso la Burgo, delocalizza la Ies, cementifica ovunque ed esternalizza i bancari per salvare i propri stipendi d’oro. Una minoranza arrogante ed ideologica che per fare profitto è pronta a passare, con le buone o con le cattive, sulle vite dei cittadini e dei lavoratori di Mantova.
Per riuscire a farlo però si devono servire della politica: ieri, quando il centrosinistra  favoriva la coop per farle costruire a Porta Cerese, ad opporsi in consiglio comunale c’era una opposizione di sinistra seguita a ruota da elementi di quel centrodestra che oggi invece è “cameriere” dei nuovi arrivati. In ogni epoca c’è chi si oppone alle speculazioni perché portatore di principi e c’è invece chi lo fa per interesse: per questi ultimi bastano davvero trenta denari per cambiare idea.

Piazzale Mondadori: uno scempio speculativo

mondad(clicca sull’infografica per vederla a grandezza naturale)

Da più di sette anni si susseguono annunci, strette di mano e comunicati stampa, ma di finito in piazzale Mondadori c’è ben poco. Lo scempio speculativo della ex-autostazione, i parcheggi spariti e l’ennesimo cantiere edilizio, tocca da vicino l’economia e la politica mantovana: si sono alternati 3 Sindaci e due Presidenti di Provincia. Nessuno che abbia chiesto scusa alla città per questa immensa vergogna. Parcheggi privati sotterranei non rappresentano una valida alternativa. La vera alternativa sarebbe che la gestione dei parcheggi cittadini tornasse ad Apam, smantellando il carrozzone Aster (ex Mantovaparking) e rimettendo a sosta libera molte delle aree semi-centrali. Questo favorirebbe la vita sociale ed economica del centro cittadino. Ripensare le stazioni-passanti e ricostruire una autostazione centrale degna di un capoluogo di provincia sono temi altreattanto attuali. Adesso serve una forte volontà politica per operare il cambiamento e fermare lo scempio di piazzale Mondadori.

L’operazione di speculazione edilizia attuata dalla giunta provinciale Fontanili, nel 2005 portò alla svendita del terreno della storica autostazione cittadina (e i relativi parcheggi) di piazzale Mondadori: una struttura di primaria importanza come l’autostazione centrale venne cancellata e scorporata in mini-stazioni passanti. Furono eliminati 90 parcheggi a pagamento (via Conciliazione) e oltre 200 posteggi gratuiti (area adiacente a viale Piave.  Il progetto prevedeva la realizzazione di 350 nuovi posti auto sotterranei: tutti a gestione privata. Il privato -la CIS che si costituì in “Forum Mondadori”- comprò tutta l’area per cinque milioni di euro per realizzare hotel, condomini, negozi e uffici: la febbre del cemento era già alta e la crisi era dietro l’angolo, ma il progetto venne autorizzato lo stesso. All’apertura del cantiere i primi problemi: nel 2007 vengono ritrovati i resti delle antiche mura della città; il nuovo sindaco Brioni pone il problema dell’albergo, troppo alto rispetto al campanile di Ognissanti. Il progetto viene corretto con un hotel più basso e viene previsto un parco archeologico per le rovine antiche. Nel 2009 il cantiere ha riaperto e, l’anno dopo, l’amministrazione Sodano ha dato nuovo impulso per il completamento dei lavori. A settembre 2010 la ditta “La Leale” di Roncoferraro rileva il 70% di Forum Mondadori pagando in contanti cinque milioni di euro (più o meno il valore iniziale dell’intera area) più altri due milioni di euro nel 2012 per il restante 30% di quota societaria. Da quasi due anni si susseguono gli annunci di apertura imminente del parcheggio sotterraneo a pagamento. L’affare Mondadori si è dunque rivelato una fregatura per diversi soggetti che vi hanno messo mano. Di recente sono anche state avanzate proposte paradossali: ad Apam, cui venne tolta la gestione di tutti i parcheggi pubblici era stato proposto di gestire il parcheggio privato insieme ad Aster, l’azienda nata per soppiantarla; la stessa Apam avrebbe dovuto acquistare (per circa due milioni di euro) la palazzina liberty dell’area Mondadori, la stessa dalla quale fu sfrattata nel 2006. Per fortuna questa ipotesi sembra essere caduta nel vuoto.
La ditta costruttrice pochi giorni fa ha proposto di (ri)vendere l’area del parcheggio agli enti locali (una cordata di Provincia, Comune e Camera di Commercio) per sette milioni di euro: una nuova vendita che servirebbe a terminare il resto del cantiere.

eQual

[Poco più di un anno fa abbiamo iniziato un percorso di approfondimento, sensibilizzazione e di protesta sul tema della cementificazione del territorio, del numero abnorme di centri commerciali e sul problema casa. Dossier e documenti vari si sono alternati ad azioni dirette: alcune di protesta (ad esempio in occasione della votazione del Pgt) altre più costruttive (il ca$h mob a sostegno di Punto Amico). Quasi a compimento di una parte del percorso è stato presentato Mantovopoly, il gioco sulla città di Mantova. Un esperimento ludico-sociale che verrà riproposto, aggiornato, durante la primavera del 2014.
Le tematiche trattate non sono di certo nostra esclusiva e, quando è stato possibile, abbiamo cercato di “fare rete” creando alleanze con quei soggetti che hanno dimostrato affinità al nostro percorso: dal sostegno alla raccolta firma di Acm contro Esselunga alla campagna “abbassate gli affitti” del gruppo di studenti “Reazione a Catena. Mantova esprime energie e idee che tracciano una prospettiva alternativa a quella degli interessi privati e del cemento che hanno guidato la politica cittadina: esperienze significative, talvolta contraddittorie, che non possono essere sottovalutate.
Invertire la rotta è un lavoro culturale, sociale e politico molto difficile che hai suoi tempi: le scorciatoie non esistono. Per rilanciare pubblichiamo una serie di cartoline virtuali che riprendono i tre filoni principali del nostro impegno: speculazione edilizia, carrelli, cemento. Iniziamo con quella su piazzale Mondadori: una delle opere speculative più invasive degli ultimi anni che, ancora oggi, è il monumento ad un modo disinibito di amministrare la città. ]

(La foto originale di piazzale Mondadori ci è stata concessa da Boskizzi)

Non è solo un albero

provAttivisti di eQual hanno esposto uno striscione in solidarietà alle proteste che stanno avvenendo in Turchia; su di esso vi è scritto “Non è solo un albero – Solidarietà al popolo turco”.
Quelle di Istanbul, Ankara e Smirne, non sono infatti solo battaglie “ecologiste”, ma manifestazioni che partono dal “diritto alla città”, dalla voglia di partecipare nelle scelte di urbanizzazione contro la voracità degli speculatori e che arrivano a rimettere al centro la questione democratica: il premier turco Erdogan risponde col pugno di ferro della repressione, mostrando il suo vero volto.
Lo striscione di solidarietà è stato appeso, non a caso, nella zona dell’ex Lago Paiolo davanti al Nuovo Ospedale: un’area dall’elevato valore naturalistico, faunistico e paesaggistico, destinata ad essere sommersa, come altre aree cittadine prima di lei, da una colata di cemento che farà “spazio” a 350 appartamenti, un centro commerciale, una casa di riposo, un albergo, uffici, parcheggi per un totale di 110mila metri quadrati.

Un Ca$h Mob di solidarietà attiva

cash11Oggi pomeriggio a Mantova si è tenuto il primo Ca$h mob. Circa una sessantina di persone ha risposto all’appello del gruppo eQual per realizzare una singolare forma di manifestazione: si sono radunati davanti al supermercato solidale “Punto Amico” nel quartiere di Borgo Pompilio per effettuare una spesa collettiva; il Ca$h Mob, infatti, non è altro che un’azione di acquisto di massa diffusasi nei movimenti Occupy statunitensi che mira a valorizzare e sostenere i piccoli esercizi – meglio se gestiti da significative realtà di base – che subiscono i colpi della crisi e della concorrenza della grande distribuzione organizzata. Il Punto Amico è esattamente un esempio di negozio di vicinato, dalle caratteristiche solidali, che “resiste” anche alla desertificazione dei quartieri della città, sempre più simili a grandi dormitori privi di vita sociale. Dietro c’è una cooperativa sociale che si occupa di promozione sociale, culturale, morale e professionale e di integrazione. L’attività commerciale è stata pensata per favorire l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate e presta attenzione ad anziani e persone in difficoltà economiche o di mobilità per i quali la cooperativa ha attuato un servizio di spesa a domicilio.
Da queste riflessioni è partita l’idea del gruppo eQual che sottolinea: “se il mito consumista , ha portato alla devastazione di Mantova da parte dei giganti della grande distribuzione organizzata e, soprattutto, degli speculatori dell’edilizia, bisogna fare la propria parte per costruire una città diversa e diffondere una nuova consapevolezza. Ancbuffetqhe scegliere come e dove fare acquisti può fare la differenza e diventare una pratica di mutuo aiuto semplice come…fare la spesa, appunto”. Dopo il benvenuto degli attivisti di eQual, la spiegazione dell’iniziativa e i saluti del presidente di Punto Amico, Gianni Pirondini, i “partecipanti” hanno quindi effettuato la spesa all’interno del supermercato. Al termine dell’iniziativa, Punto Amico ha offerto ai partecipanti un rinfresco.

25.5: Ca$h Mob a Mantova

piUn negozio solidale di quartiere subisce la crisi e la concorrenza della grande distribuzione organizzata: realizzare una spesa di gruppo diventa allora una concreta manifestazione politica. Contro i mega-iper intorno alla città che annientano il commercio cittadino e dove il lavoro è iper-sfruttato, aiutiamo i piccoli esercizi di quartiere con una azione di acquisto, per sostenerli e valorizzarli.
Una città diversa è possibile, facciamo la nostra parte!

Sabato 25 maggio ci troveremo alle 15 e 30 in via Tamassia, 14 per fare una spesa di gruppo al Punto Amico, supermercato del quartiere Borgo Pompilio di Mantova, gestito dall’omonima cooperativa.

Ca$h mob è un’azione di acquisto di massa diffusasi nei movimenti Occupy statunitensi. Un’azione diretta utile per far conoscere realtà di base gestite in modo etico;  un intervento nei quartieri che stanno diventando sempre più dei dormitori privi di socialità; un gesto concreto che agisce in contrasto all’idea di una città dove il tessuto commerciale debba morire per favorire i colossi della grande distribuzione (esistenti e futuribili). Un mutuo aiuto pratico e semplice come…fare la spesa.