BLOCCATO SFRATTO A MOTTEGGIANA

bastasfrattiIeri abbiamo partecipato a una azione diretta per tutelare una famiglia in difficoltà

La crisi picchia duro, lavoratori italiani e stranieri si trovano in difficoltà e aumentano le fragilità sociali: una di queste è la casa. In un territorio devastato dalla disoccupazione e da migliaia di alloggi sfitti, non possiamo permettere che qualcuno venga sbattuto in strada per le leggi brutali del libero mercato.

Ieri abbiamo sostenuto direttamente una famiglia italiana, padre (disoccupato e non ancora in pensione) e figlio (quest’ultimo invalido che si mantiene con piccoli lavoretti), all’arrivo dell’ufficiale giudiziario: uno sfratto per pignoramento perché il nucleo famigliare non riesce più a pagare il mutuo e la casa è stata rivenduta all’asta; un fenomeno che, nel “problema casa” è sempre più frequente.

La presenza e l’interesse del Sindaco di Motteggiana ha contribuito a portare a casa il risultato del rinvio dello sfratto. Da qui rilanciamo un lavoro di “controllo popolare”, di difesa del diritto alla casa, perché nessuno, specialmente verso l’inverno, rimanga senza un tetto sopra la testa.

 

[Chiunque volesse dare una mano / segnalarci una situazione in cui intervenire ci può contattare attraverso la pagina o via mail]

La bomba sociale degli sfratti

stop sfrattiAnche nel Mantovano migliaia di famiglie sono a rischio

Già nel 2012 denunciavamo l’eccessiva disponibilità di case sfitte e di cantieri abbandonati, collegandoli ai 469 provvedimenti di sfratto per morosità a carico di disoccupati, precari e pensionati registrati l’anno precedente. Oggi, la violenza della crisi economica presenta il conto a migliaia di famiglie a rischi, non lasciando più spazio per sorrisi televisivi, passerelle elettorali o improbabili “nemici etnici”. Se il numero dei provvedimenti di sfratto per morosità nel 2015 è salito “solo” a quota 514, le richieste di esecuzione nel Mantovano sono aumentate a 3.849, con un’impennata del 129,79% dal 2014 al 2015. 1 su 325 è il problematico rapporto tra sfratti e numero di famiglie residenti.

Per qualche politico sciacallo sarà semplicemente “colpa” degli immigrati, ma è la solita boiata di propaganda, perché con la crisi arrivano mazzate per lavoratori e disoccupati, italiani e non; il fatto che Mantova abbia migliaia di alloggi sfitti sul libero mercato, frutto di una decennale politica di dissennata speculazione edilizia e di un abbandono della città, deve far riflettere sulle responsabilità della pianificazione del territorio e mette in luce la natura di una bomba sociale. Il ricorso al welfare abitativo ha provato a mettere delle toppe in caso di morosità incolpevole, ma questo non basta più, anche per la progressiva diminuzione dei fondi a disposizione. Il risultato è davanti agli occhi di tutti.

Insieme ad una moratoria sul cemento da rovesciare sulla città, gli Enti Locali (Comune, Regione e Governo Centrale) dovrebbero intervenire per invertire una tendenza ormai ventennale ragionando su un blocco degli sfratti e una maggiore disponibilità di risorse eliminate in nome della “austerità”. La svendita del patrimonio pubblico di case e appartamenti deve essere fermata e lo stesso privato sfitto da anni deve essere disincentivato o, nei casi estremi, recuperato alla collettività per trasformarlo in case popolari a canone calmierato. In quest’ottica andrebbero anche modificati e/o ampliati i parametri di accesso alle graduatorie, con costante monitoraggio dei requisiti di permanenza. Sono indicazioni di buonsenso per una politica che abbia veramente a cuore l’interesse dei cittadini e dei lavoratori e non quello di gruppi speculativi e del mercato.

La casa è un diritto, la guerra tra poveri no

borgoN2Le cronache nazionali delle ultime settimane sono state dense di notizie sul problema casa, sulle occupazioni abitative e sugli sgomberi dando spazio alla propaganda di chi specula su situazioni di disagio per alimentare la guerra tra poveri. Prima che questo possa accadere anche a Mantova è necessario fare chiarezza: il problema delle “case solo a questo o quel gruppo etnico/nazionale” è una invenzione politica.

Solo la città capoluogo ha una ricchezza di oltre 5000 case sfitte che negli ultimi anni sono aumentate a causa della forte speculazione edilizia che ha edificato interi quartieri rimasti vuoti e, in alcuni casi, mai completati. A questa offerta abnorme di case attualmente “sul mercato”, fanno da controcanto le ottocento richieste di un alloggio popolare da parte di cittadini italiani e immigrati. Proprio le case popolari rappresentano l’altro consistente pezzo del problema: nonostante Aler provi a tamponare la situazione con qualche decina di nuovi alloggi, l’edilizia popolare è in crisi. Per fortuna l’azienda lombarda per l’edilizia residenziale sembra avere operato una inversione di marcia che auspicavamo, ovvero la ricerca di fondi regionali per il recupero dello sfitto esistente anziché la svendita del proprio patrimonio. Questo al netto di gestioni “allegre” da parte degli amministratori pubblici (l’ex assessore regionale alla casa di Forza Italia è sotto processo per favoreggiamento e legami con la criminalità organizzata) e improbabili piani di alienazione che hanno provato a svendere ai privati intere palazzine pubbliche. Ci sono invece centinaia di alloggi popolari sfitti che avrebbero bisogno di pochi interventi di migliorìa o di lavori di ordinaria amministrazione per tornare ad essere disponibili per chi ne ha bisogno. Non dimentichiamo inoltre i problemi spesso legati al basso livello costruttivo di tanti di quegli immobili, del quale non emergono mai responsabilità. Intanto, mentre tutto questo viene taciuto, continua il tormentone su assegnazione “privilegiate”: basta però guardare con uno sguardo attento ai cognomi delle graduatorie pubbliche per l’assegnazione di queste case, a Mantova si può vedere che la retorica del “si danno le case prima agli stranieri” è una balla colossale.
Intorno a questa situazione socialmente drammatica c’è il complesso problema degli sfratti, che nel nostro territorio è arrivato a superare il migliaio di richieste in un anno, con circa duecento sfratti realmente eseguiti. Nel quadro complessivo non può essere dimenticata la tassazione legata alla casa, che pesa in modo spesso insostenibile sui piccoli proprietari, che nel mattone avevano investito i risparmi di una vita.

In tempi di crisi è facile vedere sciacalli politici che incitano alla guerra tra poveri per racimolare qualche voto in più, addossando la colpa del problema abitativo a nuclei famigliari immigrati contrapposti agli italiani. A guardare la realtà e i d
ati oggettivi, si scopre invece che la responsabilità di questa bomba sociale pronta ad esplodere è da cercare altrove: gli interessi dei palazzinari che da sempre vanno a braccetto con una modo degradato di fare politica hanno prodotto case private vuote e l’esaurimento del sistema pubblico di tutela sociale.

Si smetta perciò di costruire nuove case (e nuovi super/iper mercati) e si utilizzino quelle già costruite, ma sfitte e/o mai abitate per adibirle a residenze pubbliche a canone calmierato, requisendole se necessario. In questo modo ridurremmo il consumo di suolo, daremmo la possibilità ad un tetto a centinaia di famiglie e un senso a piani di lottizzazione che, nelle condizioni di degrado e abbandono in cui versano ora, di senso non ne hanno.

Il partito del cemento: documento sul problema casa

casainfografDieci anni di speculazione edilizia a Mantova hanno visto succedersi tre giunte e decine di amministratori; aldilà delle sfumature il partito del cemento è sempre stato saldamente al potere.  In provincia sono andati “perduti” 5400 ettari di terreno, mentre in città siamo circondati da quartieri fantasma e abbiamo un numero abnorme di centri commerciali e grandi supermercati per una concentrazione nettamente superiore alla media lombarda; luoghi devoti al consumismo dove è diffusa la precarietà delle condizioni di lavoro e che hanno lentamente “strangolato” l’attività economica (e sociale) del centro storico e dei quartieri.
5.500 case sfitte a prezzi “di mercato” sul territorio cittadino, a fronte di 700 richieste annue per alloggi a canone calmierato, con l’aggravante di 400  provvedimenti di sfratto già registrati a giugno di quest’anno, non sono solo un “problema”, sono una bomba sociale.

Si smetta di costuire nuove case (e nuovi super-iper mercati)e si utilizzino quelle già costruite, ma sfitte e/o mai abitate per adibirle a residenze pubbliche a canone calmierato, requisendole se necessario. In questo modo ridurremmo il consumo di suolo, daremmo la possibilità ad un tetto a centinaia di famiglie e un senso a piani di lottizzazione che, nelle condizioni di degrado e abbandono in cui versano ora, di senso non ne hanno.
Per ragionare collettivamente su questo problema e sulle prospettive per il cambiamento, diffondiamo online un sintetico dossier-casa che si muove tra speculazione edilizia ed emergenza abitativa.

Download documento casa 2012: http://tinyurl.com/cteoh9k
– Visualizza l’infografica a grandezza naturale: http://tinyurl.com/aa3hhme