“Chi è in difetto è in sospetto”, scriveva Manzoni. Ci stupiamo quindi della lettera del 12 marzo scorso firmata dal responsabile affari legali della società BreBeMi a seguito di una nostra lettera dove criticavamo Expo2015. Ci ha colpito innanzitutto la volontà dell’avv. Comes di prendere le distanze dall’esposizione universale di Milano: evidentemente non siamo gli unici ad avere un giudizio negativo dell’evento. Consigliamo dunque all’avvocato Comes di scrivere ai vari attori politici che non perdono occasione di accostare tra loro la BreBeMi ed Expo.
Ci fa anche molto piacere che la stessa società abbia dichiarato quando è nata l’idea della “nuova” autostrada tra Brescia e Milano: 1997, un progetto quindi inaugurato già vecchio, mentre il mondo intorno ad esso è cambiato radicalmente. E da qui vogliamo partire per affermare che l’inutilità del progetto non è un nostro giudizio, ma la constatazione di una realtà di fatto fotografata dai numeri: le stime iniziali prevedevano un flusso di 60 mila veicoli, mentre attualmente ne transitano appena 11 mila (fonte: La Repubblica).
Meno di cinque mesi sono stati sufficienti per abbandonare i toni trionfalistici con cui era stata salutata l’inaugurazione della nuova autostrada. Il 23 luglio all’inaugurazione, era “uno straordinario esempio di successo”, almeno secondo il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni. Il 15 dicembre, invece, sarebbe arrivato -secondo lo stesso Maroni- il tempo di decidere “se questa opera resta o chiude”, e la discriminante sarebbe la volontà o meno da parte dello Stato di garantire un finanziamento pubblico pari a 270 milioni di euro per rendere sostenibile il piano economico e finanziario dell’opera. Se l’avvocato Comes ha intenzione di tutelare nelle sedi opportune l’azienda che rappresenta, gli consigliamo di iniziare citando in giudizio Maroni.
Ma arriviamo dunque al ritornello della “grande opera realizzata interamente con capitale privato“: è bene chiarire che le “banche” che hanno garantito il project financing si chiamano Cassa depositi e prestiti (controllato all’80% dal ministero del Tesoro) e Banca europea degli investimenti (di proprietà dei Paesi dell’UE, compresa l’Italia). Gli 800 milioni preventivati per realizzare l’opera nel corso degli anni sono lievitati a 2,439 miliardi di euro (38 milioni di euro a chilometro). Non solo. Con la Legge di Stabilità 2015 la società concessionaria, Brebemi spa, riceverà dal 2017 al 2031 ben 20 milioni di euro l’anno dallo Stato; il triennio 2015-2017, invece, sarà coperto dalla Regione Lombardia: altri 60 milioni di euro in tre rate. La BreBeMi è così poco frequentata che anche la gara d’appalto per gli autogrill e le stazioni di rifornimento, di cui non è ancora provvista, è andata a vuoto; il costo del pedaggio, alto più del doppio rispetto alla A4, sarà scontato del 15% fino al 31 maggio per gli abbonati Telepass e quindi poniamo alla società rappresentata dall’avvocato Comes la stessa domanda che ha posto il giornalista Luca Martinelli dalle pagine di Altreconomia: chi paga (davvero) lo sconto di BREBEMI?
Ma sulla BreBeMi ci sono ombre ben più inquietanti, come emerge dalle dichiarazioni senza mezzi termini fatte da Roberto Pennisi, procuratore presso la Direzione Nazionale Antimafia, il 4 novembre scorso davanti alla commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite legate al ciclo dei rifiuti:“l’unico scopo al quale fino a questo momento è servita la BreBeMi è stato per interrare rifiuti. (…) La ferrovia corre parallelamente alla BreBeMi e io la vedo sempre vuota. Purtuttavia, a noi la BreBeMi è nota nella misura in cui ha formato oggetto di una validissima indagine della Dda di Brescia anche per traffico illecito di rifiuti.”
Non siamo tecnici o avvocati, siamo cittadini interessati a capire le ragioni e le ricadute economiche, ambientali e sociali, di queste “grandi opere”. E nel farlo non nascondiamo la nostra preoccupazione per il livello di approssimazione con cui sono state prese e vengono prese decisioni strategiche importanti, come quelle relative alla costruzione di una nuova autostrada, costata oltre 2,5 miliardi di euro (che qualcuno, prima o poi, dovrà restituire ai soggetti che li hanno prestati).