EXPO 2015: l’ennesima truffa fatta di cemento, debito e precarietà utile solo alla spartizione di immense risorse pubbliche tramite gli appalti alle clientele imprenditoriali legate ai partiti. Noi non lo accettiamo! La nostra giornata NOEXPO è iniziata alla mattina con un presidio-volantinaggio in piazza Mantegna: moltissime sono state le persone di tutte le età che si sono fermate incuriosite ad ascoltare ciò che veniva spiegato al megafono o a leggere il volantino che stavamo distribuendo, mentre molte altre hanno espresso sostegno alla protesta.
Abbiamo cosi fatto capire a Maroni, Fava, Sodano e a tutti i politicanti che ieri erano presenti in piazza Erbe a pochi metri dal presidio, che Mantova non accetterà in silenzio il debito, il cemento e la precarietà che vogliono imporci con la scusa di EXPO. Vogliamo invece lavoro, la tutela dell’ambiente e del paesaggio e un drastico potenziamento dei servizi pubblici.
La nostra protesta non si è però limitata alla mattina: ieri sera ci siamo presentati al concerto di Van De Sfroos (evento legato all’EXPO-tour) muniti di cartelli luminosi per comporre la scritta NO EXPO che abbiamo poi sollevato sucitando la curiosità del pubblico presente.
Nei prossimi giorni pubblicheremo un primo dossier-inchiesta per approfondire ancora di più il tema di EXPO e il filo di cialtroneria che lega la politica mantovana alla “grande esposizione”.
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Di seguito la versione estesa del testo contenuto nel volantino distribuito domenica mattina in piazza.
EXPO 2015: nutrire il pianeta o le tasche di pochi?
Le cronache e le inchieste giudiziarie degli ultimi mesi hanno rivelato un quadro di corruzione e malaffare che lega tra loro mega-eventi e grandi opere: dal Tav al Mose, dalla ricostruzione post sisma de L’Aquila fino ad arrivare a EXPO 2015.
È ormai chiaro che dietro le belle parole sui temi dell’EXPO e sulle prospettive di sviluppo e rilancio dei territori si nascondono grandi interessi economici per pochi: strade, case, centri commerciali, poltrone in Spa, visibilità per i politici e ingenti finanziamenti pubblici. Non siamo davanti a poche mele marce, ma ad un collaudato sistema di potere economico e politico che continua ad arricchirsi anche in piena crisi: centrodestra e centrosinistra, tutti dentro con le proprie “clientele” imprenditoriali. A completare il quadro i migliaia di posti di lavoro promessi si traducono per lo più in stage sotto pagati e volontariato, ossia lavoro a gratis e sfruttamento.
Milano, la Lombardia e Mantova: realtà proiettate verso Expo2015.
Su Expo per fortuna il sistema economico e politico mantovano è in ritardo come i treni della Mantova-Milano, ma un po’ tutta la politica sembra entusiasta e pronta a saltare sul carro della manifestazione. Cosa succederà dato che ci sono in ballo fondi pubblici e privati per una serie di progetti (al momento però inesistenti o campati per aria) legati a Expo 2015? 320 mila euro verranno spesi per il “padiglione galleggiante”, l’inutile piattaforma-simbolo della partecipazione di Mantova alla grande esposizione milanese. Tutto questo mentre viene ripetuto che non ci sono soldi per i disoccupati, si aumentano le tasse e si taglia su scuola e sanità.
La sintesi del nuovo modello di società che ci aspetta si regge su tre pilastri: debito, cemento e precarietà in quantità sempre crescenti, e di questo Expo diventa simbolo, attraverso l’utilizzo di risorse pubbliche per profitti privati. Non solo. Dietro lo slogan vuoto “nutrire il pianeta” si confermano quelle politiche agroalimentari che negano accesso al cibo e all’acqua, impongono OGM e SISTEMI alimentari utili solo alle multinazionali, tra i primi sponsor di Expo 2015. Un altro dei maggiori finanziatori del mega-evento mostra in questi mesi il suo vero volto: lo Stato israeliano, che quest’estate ha bombardato e devastato Gaza facendo strage della sua popolazione.
Tocca a noi tutti smontare e rompere il meccanismo di Expo per il carattere nazionale dei processi che Expo nasconde: la devastazione, il saccheggio e l’impoverimento dei territori. EXPO arriva, devasta e passa, mentre noi viviamo e presidiamo in modo permanente il territorio con pratiche, partecipazione e alternative concrete.