BLOCCATO SFRATTO A MOTTEGGIANA

bastasfrattiIeri abbiamo partecipato a una azione diretta per tutelare una famiglia in difficoltà

La crisi picchia duro, lavoratori italiani e stranieri si trovano in difficoltà e aumentano le fragilità sociali: una di queste è la casa. In un territorio devastato dalla disoccupazione e da migliaia di alloggi sfitti, non possiamo permettere che qualcuno venga sbattuto in strada per le leggi brutali del libero mercato.

Ieri abbiamo sostenuto direttamente una famiglia italiana, padre (disoccupato e non ancora in pensione) e figlio (quest’ultimo invalido che si mantiene con piccoli lavoretti), all’arrivo dell’ufficiale giudiziario: uno sfratto per pignoramento perché il nucleo famigliare non riesce più a pagare il mutuo e la casa è stata rivenduta all’asta; un fenomeno che, nel “problema casa” è sempre più frequente.

La presenza e l’interesse del Sindaco di Motteggiana ha contribuito a portare a casa il risultato del rinvio dello sfratto. Da qui rilanciamo un lavoro di “controllo popolare”, di difesa del diritto alla casa, perché nessuno, specialmente verso l’inverno, rimanga senza un tetto sopra la testa.

 

[Chiunque volesse dare una mano / segnalarci una situazione in cui intervenire ci può contattare attraverso la pagina o via mail]

Rapporto immigrazione 2014: meno immigrati e più sfruttamento

2011-04-01-altan-immigratiI fatti hanno la testa dura e non hanno appartenenza politica: i dati dell’ultimo rapporto sull’immigrazione realizzato dalla Provincia di Mantova delineano una situazione complessa, ma ben diversa dai proclami di “invasione” che i soliti ciarlatani della politica lanciano da mesi per raccattare due voti e diffondere la guerra tra poveri.

Il primo dato che colpisce è la diminuzione del numero complessivo dei migranti e, insieme ad esso, il numero di coloro che si trovano in condizione di clandestinità. Facendo i conti c’è chi si basa sulla irregolarità dello 0,9% della popolazione totale per portare avanti la propria campagna elettorale.
L’82% degli stranieri sul territorio mantovano ha un lavoro: come per i lavoratori italiani, la crisi economica e le pessime riforme hanno portato ad una forte precarizzazione dei rapporti di lavoro che ha squalificato anche i migliori contratti a tempo indeterminato.
Pochi giorni fa siamo tornati pubblicamente sul tema casa: riteniamo folle voler fare divisioni tra chi ha diritto o meno ad una casa proprio quando ci sono migliaia di case sfitte sul mercato e centinaia di alloggi pubblici da riqualificare per rispondere all’emergenza abitativa. Il rapporto provinciale informa inoltre che è in aumento l’acquisto di una casa di proprietà da parte di nuclei famigliari immigrati e diminuisce drasticamente il fenomeno del famoso “vivono in 10 in una casa” .
Per chi, infine, blatera continuamente di “invasione islamica” deve essere sconcertante il fatto che il grosso provenga dall’Est-Europa o dal continente asiatico e che solo 4 su 10 degli immigrati sul territorio mantovano sia di religione musulmana.

In questo panorama sociale non mancano di certo problemi oggettivi legati all’inclusione e, per chi rimane ai margini, l’avvicinamento al mondo della criminalità, causati anche da una gestione politica improvvisata e spesso ideologica del fenomeno. Quello che è chiaro è che queste problematiche non si risolveranno certo dall’oggi al domani o con facili slogan.

Per questo, insieme alla crisi, dobbiamo combattere anche chi alimenta la guerra tra poveri: ogni giorno politici da strapazzo indicano dei “nemici” da combattere, mentre da dietro banchieri, grandi imprenditori e speculatori ci scippano soldi, lavoro, sanità, istruzione, ambiente e la nostra stessa dignità senza guardare al colore della pelle. Ci sono lingue, storie e provenienze diverse, ma ci ritroviamo tutte e tutti nella stessa condizione. Oggi non ci servono proclami di odio, ma la volontà politica di unirsi per costruire una società più giusta e solidale, dove le risorse vengono utilizzate per garantire una vita dignitosa a tutti e non per speculazioni e tangenti.

[ Qui è disponibile la sintesi del rapporto immigrazione 2014 della Provincia di Mantova http://bit.ly/1wdEU2D]

La casa è un diritto, la guerra tra poveri no

borgoN2Le cronache nazionali delle ultime settimane sono state dense di notizie sul problema casa, sulle occupazioni abitative e sugli sgomberi dando spazio alla propaganda di chi specula su situazioni di disagio per alimentare la guerra tra poveri. Prima che questo possa accadere anche a Mantova è necessario fare chiarezza: il problema delle “case solo a questo o quel gruppo etnico/nazionale” è una invenzione politica.

Solo la città capoluogo ha una ricchezza di oltre 5000 case sfitte che negli ultimi anni sono aumentate a causa della forte speculazione edilizia che ha edificato interi quartieri rimasti vuoti e, in alcuni casi, mai completati. A questa offerta abnorme di case attualmente “sul mercato”, fanno da controcanto le ottocento richieste di un alloggio popolare da parte di cittadini italiani e immigrati. Proprio le case popolari rappresentano l’altro consistente pezzo del problema: nonostante Aler provi a tamponare la situazione con qualche decina di nuovi alloggi, l’edilizia popolare è in crisi. Per fortuna l’azienda lombarda per l’edilizia residenziale sembra avere operato una inversione di marcia che auspicavamo, ovvero la ricerca di fondi regionali per il recupero dello sfitto esistente anziché la svendita del proprio patrimonio. Questo al netto di gestioni “allegre” da parte degli amministratori pubblici (l’ex assessore regionale alla casa di Forza Italia è sotto processo per favoreggiamento e legami con la criminalità organizzata) e improbabili piani di alienazione che hanno provato a svendere ai privati intere palazzine pubbliche. Ci sono invece centinaia di alloggi popolari sfitti che avrebbero bisogno di pochi interventi di migliorìa o di lavori di ordinaria amministrazione per tornare ad essere disponibili per chi ne ha bisogno. Non dimentichiamo inoltre i problemi spesso legati al basso livello costruttivo di tanti di quegli immobili, del quale non emergono mai responsabilità. Intanto, mentre tutto questo viene taciuto, continua il tormentone su assegnazione “privilegiate”: basta però guardare con uno sguardo attento ai cognomi delle graduatorie pubbliche per l’assegnazione di queste case, a Mantova si può vedere che la retorica del “si danno le case prima agli stranieri” è una balla colossale.
Intorno a questa situazione socialmente drammatica c’è il complesso problema degli sfratti, che nel nostro territorio è arrivato a superare il migliaio di richieste in un anno, con circa duecento sfratti realmente eseguiti. Nel quadro complessivo non può essere dimenticata la tassazione legata alla casa, che pesa in modo spesso insostenibile sui piccoli proprietari, che nel mattone avevano investito i risparmi di una vita.

In tempi di crisi è facile vedere sciacalli politici che incitano alla guerra tra poveri per racimolare qualche voto in più, addossando la colpa del problema abitativo a nuclei famigliari immigrati contrapposti agli italiani. A guardare la realtà e i d
ati oggettivi, si scopre invece che la responsabilità di questa bomba sociale pronta ad esplodere è da cercare altrove: gli interessi dei palazzinari che da sempre vanno a braccetto con una modo degradato di fare politica hanno prodotto case private vuote e l’esaurimento del sistema pubblico di tutela sociale.

Si smetta perciò di costruire nuove case (e nuovi super/iper mercati) e si utilizzino quelle già costruite, ma sfitte e/o mai abitate per adibirle a residenze pubbliche a canone calmierato, requisendole se necessario. In questo modo ridurremmo il consumo di suolo, daremmo la possibilità ad un tetto a centinaia di famiglie e un senso a piani di lottizzazione che, nelle condizioni di degrado e abbandono in cui versano ora, di senso non ne hanno.